Bruciare l’inverno: la magia della focarina

La Fogheraccia di San Giuseppe infiamma la Romagna: tra riti contadini, fuochi sacri e vino rosso, ho scoperto come qui si dà il benvenuto alla primavera.

Bruciare l’inverno: la magia della focarina
Persone attorno a un falò tradizionale della Romagna per la festa di San Giuseppe.

Sabato scorso ho fatto qualcosa di davvero romagnolo: sono andato alla Fogheraccia! O “focarina”, o “fugaràza”… chiamatela come volete, ma sappiate che brucia l’inverno con una poesia tutta rurale.

Secondo la tradizione cristiana, il 19 marzo si festeggia San Giuseppe, papà di tutti e protettore dei poveri. Ma qui in Romagna questa festa ha radici anche più antiche e pagane: si accende un gran fuoco per salutare l’inverno e invocare la primavera. Io, da bravo brasiliano adottivo, mi sono ritrovato in mezzo a una folla felice, con il profumo del legno che ardeva e il vino rosso che scaldava più del falò.

Il fuoco era alto almeno tre metri, e tutt’intorno c’erano famiglie, ragazzi, vecchietti col cappello di lana e bambini ipnotizzati dalle fiamme. Ogni tanto si sentiva uno che gridava “và via inveèrn!” e tutti ridevano. Un signore mi ha offerto una piadina con salsiccia, che ovviamente ho accettato. A un certo punto ho smesso di scattare foto e mi sono messo a guardare il fuoco in silenzio. Era bello.

E ora? Ora non vedo l’ora della prossima. Magari ci rivediamo là, attorno al fuoco, con un bicchiere in mano e l’inverno che se ne va in fumo.